Ricostruire un versatoio di vino del museo di Antichità di Torino

Il museo di antichità di Torino, parte del circuito dei Musei Reali di Torino, custodisce reperti provenienti da tutta la provincia di Torino dalle epoche più antiche (ad esempio il tesoro di Marengo di epoca romana), fino al periodo medievale, passando per l’età longobarda.

Quest’anno ci siamo cimentati nella ricostruzione di un versatoio conservato proprio al Museo.

I due esemplari di versatoio recuperati al Castello di Moncalieri e ora esposti al Museo di Antichità.

Il versatoio proviene dal Castello di Moncalieri (TO).  Datato fine del XIV secolo, è stato possibile stabilire in modo preciso la datazione grazie agli studi di stratigrafia della torre ovest del Castello e grazie alla presenza di un alto numero di monete comprese tra il 1270 e la metà del XIV secolo, perse o gettate con i rifiuti della mensa che furono scaricati nella torre al momento delle ristrutturazioni avvenute nella prima metà del XIV secolo. Trattandosi di recipienti di produzione corrente destinati alla consumazione dei liquidi, e in particolare del vino, è possibile che fossero utilizzati sulla mensa della guarnigione dei soldati addetti alla difesa del castello. Anche i confronti con la forma, diffusa anche in ambito transalpino, riportano alla seconda metà o alla fine del XIV secolo.

È fatto di ceramica rivestita esternamente da una spessa invetriatura, densa e bollosa data dall’alta componente ferrosa. È alto 13 cm e ha un diametro massimo di 13 cm.

Per la ricostruzione ci siamo affidati all’esperienza dell’artigiana Beatrice Brignani che con il progetto Ptičkart – Ars Vascellari si occupa di costruire repliche di vasellame e recipienti di varie epoche.

Una fase della lavorazione.
Il versatoio prima dell’invetriatura.

L’invetriatura è stata fatta “per aspersione”, ovvero per colaggio del rivestimento liquido mediante un altro contenitore. Per effettuare il colaggio il versatoio è stato preso con le pinze dal manico e per la cottura è stato utilizzato un treppiede, come da fonti coeve, anche per evitare la fusione con le superfici.

Confronto tra l’originale (in alto) e la replica (in basso)
Sul fondo del versatoio l’impronta caratteristica del tripunte da cottura o “piede di Gallo”

I piedi di Gallo o tripunte da cottura utilizzati sono metallici, anziché di ceramica, per una questione di deperimento breve, ma la forma è identica e lasciano lo stesso tipo di segno equamente distanziato.

Per maggiori informazioni: 

La collezione dei Museo di Antichità di Torino. Vaschetti 2005.