Dalla teca alla testa: ricostruire un cappello d’arme
Il cappello d’arme (anche conosciuto come “cappello di ferro”) è un elmo largamente diffuso in tutta Europa sin dall’inizio del XIII secolo.
La sua struttura a campana (o a cappello, appunto) aveva lo scopo principale di deviare i fendenti avversari, portando i colpi fuori dalla zona di minaccia grazie alle ampie falde.
Questo tipo di elmo era talmente popolare che ne ritroviamo testimonianze per tutto il periodo medievale e anche oltre, con la forma che si modifica leggermente nel corso del tempo.
Un esemplare di cappello d’arme è conservato al museo della Fondazione Fioroni di Legnago (VR), assieme ad altri interessanti reperti medievali ripescati dal greto dell’Adige nella prima metà del ‘900.
In occasione dell’edizione del volume “Maioliche e armi antiche di Legnago”, a cura di G. Morazzoni del 1950, in cui per la prima volta vennero analizzati e catalogati i ritrovamenti dell’Adige, l’elmo venne datato XV secolo. In occasione di allestimenti museali successivi del museo della Fondazione Fioroni, la datazione venne poi rivista e corretta, collocandolo a metà del XIII secolo, coerentemente con quanto ci mostra una fonte iconografica in particolare, la Bibbia Morgan, anche detta Bibbia Maciejowski.
Il cappello d’arme custodito al museo di Legnago ha dimensioni davvero notevoli: è alto all’incirca 20 cm e ha un diametro massimo di 30 cm in corrispondenza della tesa.
è composto da una porzione piatta superiore e da due fasce inferiori. Le tre parti sono state giuntate e livellate per ottenere una superficie quanto possibile uniforme.
Questo elmo ci ha conquistati sin dalla prima volta che lo abbiamo visto.
Non siamo i primi ricostruttori che si cimentano nella sua riproduzione, ma abbiamo deciso, in seno al nostro progetto di ricostruzione duecentesco, di provare anche noi a ricostruirlo!
Il primo passo è stato realizzare un cartamodello del reperto. Per capire meglio la struttura tridimensionale dell’elmo, abbiamo prima realizzato un modellino in miniatura, per poi riportarlo a dimensione naturale una volta soddisfatti della forma.
Il passo successivo è stato rivolgerci al corazzaio Roberto Pallaro per la realizzazione della ricostruzione.
Purtroppo, non abbiamo avuto modo di misurare lo spessore del metallo impiegato per l’originale, quindi abbiamo dovuto procedere facendo l’ipotesi che, per garantire resistenza senza peso eccessivo, il cappello fosse composto da lamine di diverso spessore.
Il coppo superiore è stato quindi realizzato di uno spessore maggiore rispetto alle falde inferiori, in quanto era il punto più soggetto ai colpi e dalla forma meno adatta a deviarli. Inoltre, in questo modo il peso del cappello è concentrato nella parte superiore, che scarica il peso direttamente sulla testa, mentre le falde leggere lo rendono più stabile.
L’interno presenta degli occhielli posti sulla circonferenza tra la prima e la seconda falda, probabilmente destinati ad ospitare il sistema che assicurava l’elmo alla testa dell’indossatore.
Nonostante l’iconografia mostri cappelli d’arme dalla struttura simile ma di varie ampiezze e dimensioni, abbiamo deciso di attenerci per quanto possibile alle dimensioni originarie del reperto.
La strada dal reperto alla ricostruzione si è rivelata, come sempre, al tempo stesso divertente, stimolante e sfidante!
Per saperne di più:
G. Morazzoni, Maioliche e armi antiche di Legnago. A cura di Andrea Ferrarese. Fondazione Fioroni, Musei e Biblioteca Pubblica, 2010
J. Hood et al. Defence and Decoration; New findings on a fourteenth century kettle-hat helmet found in London. The British Museum Technical Research Bulletin, Volume 5, ed. Saunders, D. Archetype Publications, (2011), pp. 73-80.